DON GIUSEPPE FERRANTE
Uomo lineare e tetragono
Nato a Monteflavio in provincia di Roma quando
il rombo dei cannoni, dopo aver seminato terrore e distruzione in tutta
l’Europa, si andava spegnendo ed il vento della pace stava stendendo un velo
pietoso sul mondo insanguinato e virulento, il 17 aprile del 1945, Don Giuseppe
Ferrante, figlio di Bernardino e di Sabrina Iazzoni, entra nella storia della
Umanità nel segno di Cristo Vincitore della Morte e del Peccato.
Se è vero che gli uomini piangono le loro
ferite, è altrettanto incontrovertibile che la Provvidenza sa scrivere dritto
anche sulle linee storte tracciate dalla superbia deleteria e dalla ingordigia
sfrenata soffiata dall’irriducibile Nemico.
Così Dio dona alla Chiesa ed alla Umanità
duramente provata il “Pastor Angelicus”, Papa Pio XII, che con saggezza,
fermezza, dottrina illuminata, guida, sostiene, difende e protegge la Famiglia
umana oggetto della Redenzione Divina.
In questo contesto di ricostruzione umana e
cristiana, e di restaurazione dei valori morali, civili e religiosi, il nostro
caro don Giuseppe viene segnato dalla vocazione sacerdotale, formandosi e
crescendo spiritualmente alla scuola della parrocchia, dedicata a Santa Maria
Assunta, che vigila e custodisce il suo pupillo.
Entrando nel Seminario Sabino di Magliano
Sabina, quando era Rettore Mons. Mario
Montin, Don Giuseppe viene plasmato non solo nel contesto umanistico-letterario
ma soprattutto nell’educazione e alla conoscenza sempre più nitida della sua
vocazione, fino a determinare il passaggio, con pieni meriti di crescita
globale di personalità e di cultura adeguati, al Seminario Maggiore di Anagni,
il Leoniano, per intraprendere il
cammino del Liceo, della Filosofia e della Teologia.
Ad Anagni, alla Scuola dei Padri Gesuiti,
grandi maestri di spiritualità, di cultura e di formazione, Don Giuseppe
acquista quella visione globale e quello sguardo sintetico della realtà,
superando ogni posizione analitica e semplicistica del vivere quotidiano,
proiettandosi sempre alla panoramica unitaria e armonica della vita spirituale
e sociale.
Noi conserviamo una foto molto importante e
significativa dell’anno scolastico 1964-1965 di quando Don Giuseppe frequentava
il III Liceo, che lo ritrae con tutta la sua classe intorno a padre Carlo
Manzia, professore di filosofia, e che esprime tutto il valore, la forza e
l’importanza dell’insegnamento dei Gesuiti.
Terminati brillantemente gli studi e raggiunto
un grado eccellente di preparazione sotto ogni profilo, Don Giuseppe viene
invitato a compiere il “Passo” sacerdotale, e per le mani del Mons.
Vescovo Marco Caliaro riceve la Sacra
Ordinazione il 5 settembre 1970.
Intanto nella Chiesa al “Pastor Angelicus” Pio XII, è succeduto il “Papa Buono”, Giovanni XXIII, che indice il Concilio Ecumenico
Vaticano II, che coinvolge tutta l’umanità in una esplosione di rinnovamento a
tutti i livelli di ordine spirituale, morale, dottrinale e sociale.
Don Giuseppe, dopo le prime esperienze come
vicerettore al Colleggio Leoniano, effonde le primizie del suo sacerdozio,
lavorando con zelo e costanza a favore del popolo di Dio nella parrocchia della
SS.
Trinità in Forano Sabino, paese ameno e
ridente della Sabina Reatina in provincia di Rieti.
Dopo aver acquistato un ricco spessore di
maturazione e di esperienza pastorale don Giuseppe svolge, per lunghi anni, il
suo ministero sacerdotale a Mentana, antica colonia Albana (Nomentum), famosa,
in questi ultimi tempi, per la sconfitta di Garibaldi del 13 Novembre 1867.
Notorio inoltre l’impegno, l’amore e la
continuità operativa di Don Giuseppe, nel dare impulso al rinnovamento
liturgico proposto dal ConcilIo Vaticano II, con l’intento di mettere il “nuovo
vestito” al rito eucaristico conservandone l’integrità, la bellezza, la
sostanzialità.
Il 1° settembre 2014, come coronamento
provvidenziale della sua intensa attività sacerdotale nel campo pastorale, nel
servizio liturgico, nella relazionalità giovanile come in quella della
educazione nella famiglia, viene eletto Parroco nella cattedrale della città
(titolo avuto nel 1837) di Poggio Mirteto.
Assalito da un male aggressivo e martellante
in questi ultimi mesi, Don Giuseppe, sostenuto dall’affetto dei suoi cari,
assistito e seguito con cura fraterna dal Vescovo della Diocesi Mandara e
circondato dall’amore sincero di tutti i confratelli nel sacerdozio, faceva
ritorno alla Casa del Padre per celebrare la liturgia del Cielo, che non
conosce tramonto, il 5 aprile 2017.
La celebrazione Eucaristica di suffragio e di
commiato, presieduta da Mons.
Ernesto Mandara è stata officiata nella Chiesa
parrocchiale di Santa Maria Assunta in Monteflavio.
Il sorriso e la gioia di vivere sprigionati
dalla bellissima foto che troneggiava in Chiesa, sarà per ognuno di noi
testimonianza di vita serena e di fede cristallina e verace.
Cherchi don Enzo
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